VUVUZELAS UN TORMENTONE MONDIALE. ORA E’ GUERRA SULLA PATERNITA’ DELLA RUMOROSA TROMBETTA
Hanno occupato gli spazi dei giornali fin dal primo giorno, lasciandosi dietro tutto quello che ruota intorno al mondiale, partite, campioni e calcio, e non è ancora finita, riparte la polemica su questo rumoroso simbolo del mondiale sudafricano, “la vuvuzela l’abbiamo inventata noi”, ad affermarlo contrariamente a quello che si potrebbe credere non è un’azienda concorrente a Neil van Schalkwyk, il “presunto” creatore della diabolica tromba l’uomo che si è detto dispiaciuto per il chiasso provocato dalla sua invenzione e che poi ha tranquillamente ammesso che tutto sommato se ne frega perché intanto sta diventando ricco, l’affermazione è del leader della Chiesa Battista Shembe (Nazareth Baptist Church): “Il brevetto è nostro”, proclama il portavoce dell’organismo religioso Enoc Mthembu. Anche se non depositato, anche se solo affidato all’uso tramandato da generazioni di fedeli, guai insomma a chi tocca il simbolico “trademark” della vuvuzela ai seguaci di Shembe. Dopo i vigilantes potrebbero scendere in piazza anche i padri battisti. E a dimostrare la paternità del rumoroso tormentone della Word Cup c’è perfino la storia, il primo a usare una vuvuzela degna di chiamarsi tale sarebbe stato il profeta Isaiah Shembe addirittura nel 1910, da quel momento lo strumento divenne un elemento stabile nelle funzioni della Chiesa. Senza perdere troppo tempo, la stirpe di Shembe ha minacciato di portare davanti a un giudice sia la Fifa che il Comitato organizzatore dei mondiali: “Noi contiamo poco, ma loro ci devono molto”.
la guerra sulla paternità delle vuvuzelas in realtà non è partita si è arrivati ad un accordo sancito da una stretta di mano (per ora solo verbale), fra van Schalkwyk e Shembe ci sarebbe la garanzia che van Schalkwyk confermerà per iscritto quanto già ammesso a parole: che la confraternita di Shembe è venuta prima di lui e della sua Masincedane Sport Company. A giorni i legali e gli esperti economici delle parti sistemeranno la situazione così da evitare che qualcuno ci perda qualcosa. E possibilmente ci guadagnino tutti.
Alla Fifa Shembe chiederà, a quanto pare, il permesso di suonare la vuvuzela in pubblico come viene usata durante i servizi religiosi (“così che la gente capisca da dove viene”). Ma dai laici vertici del pallone ancora nessuna replica. Quanto a Van Schalkwyk, stia pure tranquillo. Magari gli chiederanno di andare ogni tanto a messa, ma diventerà lo stesso milionario.