VERDUCI, IL TECNICO CHE HA PORTATO LA MORRONE U19 SUL TETTO DI CALABRIA

COSENZA – Gli avevamo strappato una promessa. Avrebbe parlato soltanto se la Juniores della Morrone avrebbe vinto il campionato.

Abbiamo dovuto attendere un bel po’, ma alla fine ne è valsa la pena. Giuseppe Verduci, tecnico dell’Under 19 ed allenatore in seconda della Morrone, è uno degli uomini cardine della società granata. Ci ha raccontato senza segreti l’annata dei suoi ragazzi. Dalla soddisfazione per il titolo regionale, al rammarico per non avere la possibilità di misurarsi a livello nazionale (la categoria non lo prevede).

Mister martedì scorso è arrivato questo successo. Da dove nasce e quali sono stati i segreti della “sua” formazione Juniores che ha praticamente dominato l’annata?
«Non ci sono particolari segreti se non quello del grandissimo impegno profuso dai ragazzi, molti dei quali impegnati, e con ottimi risultati, anche sul fronte prima squadra. Non è per niente facile giocare la domenica e presentarsi sempre al massimo il martedì. Altro grande punto di forza è stata l’unione dei gruppo e la voglia di divertirsi giocando a calcio senza cercare esasperatamente il risultato. Qui devo fare un grande plauso e un grande ringraziamento al gruppo dell’Under 17 che si è “fuso” alla perfezione con il nostro dandoci una mano determinante al raggiungimento di questo traguardo».

Quando ha capito che la sua squadra avrebbe potuto ambire a vincere il titolo regionale?
«Per la verità, senza presunzione alcuna, eravamo convinti di avere una squadra in grado di arrivare in fondo ma la cosa che tutti ci portiamo come sigillo sono i complimenti fatti dagli addetti ai lavori per il “come” ci siamo arrivati, esprimendo sempre un bel gioco. Il riconoscimento avuto anche dagli avversari è motivo di orgoglio per tutta la società e tutti i ragazzi. Un altro ringraziamento particolare lo devo a tutto lo staff della prima squadra che ha sempre considerato il torneo U19 come un obiettivo comune».

Quanto le dispiace che la categoria non preveda adesso una fase nazionale? Pensa che anche a quel livello la Morrone avrebbe potuto dire la sua?
«Questo è veramente una nota stonata e se posso dire ciò che penso, è alquanto inspiegabile dal momento che per le altre categorie giovanili la decisione è stata di natura diversa, ma bisogna saperlo accettare. Mi dispiace enormemente perché questi ragazzi avrebbero meritato di misurarsi anche fuori regione. Molti di loro hanno fatto tutta la trafila nelle nostre giovanili e già in passato questa possibilità, fra covid e qualche altra finale sfortunata, è sfuggita loro di mano. Per restare strettamente alla domanda, saremmo andati lì a giocare come abbiamo fatto in tutte le nostre gare fin qui disputate, portando in campo il nostro modo di intendere le partite. Ci saremmo divertiti e sarebbe stata sicuro una gran bella esperienza. Peccato non averlo potuto fare».

Senza fare nomi, ma quanti dei suoi ragazzi sono pronti anche per provare a giocare in categorie superiore, visto che con i “grandi” la maggior parte già ci gioca.
«Si senza alcun dubbio qualcuno di loro può ambire a categorie importanti. Dove però è difficile prevederlo perché questo dipende da troppi fattori. Intanto mi piace pensare che questo gruppo possa rappresentare l’ossatura della prima squadra della prossima stagione e, come dicevo, ci sono tutte le premesse affinché questo avvenga dal momento che già sono stati protagonisti nel campionato che si è appena concluso. Faccio loro un grosso in bocca al lupo per il futuro, sarebbe per noi un grande orgoglio se qualcuno di loro potesse approdare in categorie importanti».

Quanti meriti dà al suo lavoro per questa vittoria finale?
«Darsi meriti non fa parte del mio modo di essere. Non credo esistano allenatori in grado di vincere da soli le partite. Certo, ha la sua importanza, ma tutto è in mano ai calciatori, gli unici veri protagonisti dei successi di una squadra. E’ un po’ come un’orchestra se i musicisti non suonassero. E qui mi è d’obbligo aprire una parentesi su tutto quello che è il nostro modo di pensare il settore giovanile, ereditato già da quella che a suo tempo era la “Popilbianco”. Un pensiero in cui negli ultimi la Morrone si è fusa alla perfezione, con idee vincenti, dando vita a un progetto che oggi è un fiore all’occhiello per tutto il movimento calcistico calabrese. Siamo un gruppo, tecnico e dirigenziale, fortemente coeso. Ognuno a disposizione dell’altro senza distinzione di cariche o ruoli. Il confronto è il nostro plus, le nostre squadre giocano con un principio comune. Dalla prima squadra fino all’under 15. E questo agevola notevolmente il processo di crescita dei giovani. Dietro c’è una macchina organizzativa perfetta che rende facile il lavoro sul campo: non è un caso che le tre categorie Under hanno raggiunto le rispettive finali regionali. Anzi colgo l’occasione per fare un grosso in bocca al lupo ad entrambe le formazioni, sperando che possano anche loro emularci e portare a casa il titolo di campione regionale. Se poi aggiungiamo il cammino straordinario fatto dalla prima squadra questa stagione resterà sicuramente nella storia della Morrone».

Quali sono i suoi progetti e quelli della società per l’anno prossimo?
«Per me è un privilegio far parte di questo mondo e mi sento un uomo di società. Per cui qualunque sia il ruolo che mi verrà affidato il mio futuro non può che essere dentro la Morrone. Sono circondato da persone speciali, che mettono tanta passione e altrettanta competenza in tutto quello che fanno. Non si può chiedere di più».

FONTE: www.acmorrone.com