IL WALL STREET JOURNAL CONTRO LA “PARADINHA”


Una “sosta” che ha scatenato le reazioni addirittura del Wall Street Journal e dall’importante giornale inglese è venuto fuori l’articolo(a firma E. Franceschini) di Repubblica(che riportiamo integralmente). “Questa mossa dovrebbe essere proibita?”, si chiede a tutta pagina il Wall Street Journal in un servizio da Rio de Janeiro. Non si tratta del movimento di anca particolarmente audace di una ballerina di samba durante il carnevale o di qualcosa del genere, bensì della “paradinha”, espressione portoghese che significa “fermatina”, nel senso di rallentamento, pausa, piccolo stop, fatto sulla via, in questo caso, che porta a un calcio di rigore. Diffuso anche in Europa come finta, trucco o sistema per ingannare il portiere, è una mossa diffusissima in Brasile, il paese che l’ha inventata, almeno secondo quanto afferma il corrispondente del Journal. L’inventore ufficiale della paradinha sarebbe Pelè: il termine fu coniato dopo un gol su rigore segnato a quel modo da colui che molti considerano il più grande calciatore di tutti i tempi ai Mondiali del 1970 in Messico, sebbene in anni recenti lo stesso Pelè abbia confidato che lui si limitò a copiarla da un altro grande campione brasiliano, Didi.
Ma il quotidiano di Wall Street ora si chiede se la “fermatina” sarà tollerata o meno ai Mondiali di questa estate in Sud Africa. La mossa non è vietata dai regolamenti della Fifa. E in ogni caso la federazione internazionale calcio, interpellata dal Journal alla vigilia della riunione in programma questo fine settimana a Zurigo, l’ultima prima dei Mondiali, dice che non potrebbe modificare le norme in proposito prima dell’anno prossimo, cioè dopo i Mondiali. In Sud Africa toccherà dunque a ogni arbitro, secondo il giornale americano, decidere se permetterla o meno. L’opinione prevalente è che è permessa quando il rallentamento è minimo, o comunque quando il giocatore che tira il rigore non si ferma del tutto durante la sua corsetta verso la palla; ma non tutti i direttori di gara la vedono allo stesso modo.
Il mese scorso, in Brasile, per esempio, Neymar, un attaccante di 18 anni del Santos soprannminato dalla stampa locale “il nuovo Pelè” e già oggetto di attenzioni di vari club inglesi, ha segnato un gol su rigore contro il Sao Paulo con una “paradinha” che è sembrata un balletto: è partito facendo una specie di lento jogging verso la palla, poi ha accelerato, quindi si è fermato di colpo, quasi innestando la retromarcia. Il portiere avversario, come in una sfida tra chi estrae per primo la pistola, a quel punto non ha più resistito a restare immobile e si è tuffato verso destra, lasciando che Neymar segnasse tranquillamente con un tiro piatto nell’angolino opposto della porta. “Gli conviene approfittarne e tirare i rigori così adesso”, ha più tardi commentato il portiere, Rogerio Ceni, “perché quando andrà a giocare in Europa non gli lasceranno fare cose simili. Quella non era una fermatina, er auna fermata grossa così”. Qualche giorno dopo, Fred, stella del Fluminense, ha fatto anche di più, con una stridente fermata all’ultimo istante prima di colpire il pallone: il portiere si è buttato da una parte, e l’attaccante a quel punto, praticamente da fermo, ha segnato tirando dall’altra.
“Queste cose succedono soltanto in Brasile”, ha commentato su Twitter un brasiliano che se ne intende, Kakà, facendo osservare ai fans che lo seguono anche sul social network che la “paradinha”, specie se portata agli estremi, mette il portiere in una chiara posizione di svantaggio. Basta che nessuno, potrebbe rispondere Totti, metta fuori legge “il cucchiaio”.