FABIO CAPELLO, OSPITE DEL WYSCOUT FORUM, PARLA DEL SETTORE GIOVANILE ITALIANO

Sull’approccio professionale in diverse situazioni calcistiche: “In Italia ho avuto la fortuna di cominciare con il settore giovanile del Milan. Li ho imparato ad allenare. Di essere presente nella vita dei giovani, e questo aspetto mi ha aiutato poi ad allenare i grandi. Nel mio percorso italiano sono stato a Roma. E li ho avuto a che fare con un mondo diverso. Era importante tenere presenti diversi aspetti. Dai media locali al rapporto con la tifoseria. Dovevamo organizzare una società abituata a non lavorare con una mentalità vincente. Avevo giocatori di talento ma non avevano una mentalità vincente e organizzativa. Quando si sceglie una società si deve prima pensare a cosa si va incontro.Quest’aspetto è importante anche per i procuratori, che decidono il destino dei giocatori. Dopo Roma sono tornato al nord, a Torino. Piazza ordinata, dove non dovevo mettere le mani su altre situazioni. Facevo solo l’allenatore”.
Sull’organizzazione della squadra: “Nel Real Madrid la Primavera, ovvero il Real Madrid B, tanti giocatori che poi sono diventati importanti, vedi Eto’o, si allenavano con noi. Alcune società non hanno bisogno di ritocchi a livello organizzativo. Per creare una squadra vincente si può sbagliare a comprare, ma non si può sbagliare a perdere. Ci vuole dunque un buon gruppo di osservatori. Il primo anno a Madrid, ad esempio, stavo per prendere Lizarazou, poi quando quando ho saputo che l’Inter vendeva Roberto Carlos non ci ho pensato due secondi. Due giorni dopo Carlos aveva firmato il contratto con noi”.
Sulla scelta di una squadra: “Per fare la scelta giusta bisogna prima capire quali sono gli obiettivi professionali. Credo di aver sempre avuto una buona conoscenza di tutti i giocatori, poi bisogna confrontarsi con lo staff. Un consiglio ai procuratori: mandateli solo dove hanno la sicurezza di poter giocare. Far la riserva, anche se in una grande squadra, non va bene. Non aiutate lui. Il giocatore matura solo giocando. In Inghilterra sono più organizzati anche perché possono dare in prestito un giocatore anche per un mese, due mesi etc. In Italia, per favorire la maturazione di un giocatore dovrebbero adottare questa soluzione. Il campionato Primavera italiano? Non serve a niente, perché non è competitivo”.
Sulla gestione dell’allenamento tra prima squadra e riserve: Nel mio lavoro ho sempre coinvolto 5-6 giocatori della squadra Primavera o B. Possono imparare molto dai campioni. Un esempio lampante sono Aquilani e De Rossi. Feci giocare Aquilani in Coppa Italia contro la Triestina, ma lui non seppe esprimersi come in allenamento. Misi De Rossi, poi, e dimostrò grande personalità”.
Sul mercato: “Altro suggerimento. Non è importante il nome della squadra, e talvolta è meglio rinunciare a qualche soldo in più all’inizio scegliendo realtà più consone”.
Sui rapporti con proprietà e dirigenza: “Col Presidente bisogna essere chiari. Capire fin da subito quali sono le risorse a disposizione e gli obiettivi. Al Milan non ho trovato nessun problema. A Roma, con Sensi, l’obiettivo era di vincere il campionato. E alla fin fine, ci rendemmo conto che con un grande attaccante avremmo potuto vincere e comprammo Batistuta.

Fonte: Tuttomercatoweb.com